20/10/2015
SM 3810 -- Ricordando il petrolio
La Gazzetta del Mezzogiorno,
martedì 20 ottobre 2015
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Avete notato che si parla sempre meno del
petrolio ? Sarà perché ormai il suo prezzo da un po’ di tempo non fa più le
bizze, abbastanza stabile intorno a circa 40-50 dollari al barile (circa 250
euro alla tonnellata), la metà dell’anno scorso. Sarà perché ormai in Italia se
ne importa di meno, rispetto agli anni passati: circa 50 milioni di tonnellate
nel 2014 rispetto ai 90 milioni di dieci anni fa (e addirittura se ne produce
un poco nella stessa Italia), in parte sostituito dal gas naturale e dal
carbone (si, proprio lui, zitto zitto, sempre intorno a noi, importato in ragione
di circa una ventina di milioni di tonnellate all’anno).
Il prezzo del petrolio subisce continue
oscillazioni a causa di guerre sotterranee fra potentissime imprese finanziarie
e altrettanto potenti governi che dominano il commercio internazionale di quasi
4200 milioni di tonnellate all’anno dell’odiato e amato petrolio: i produttori
Stati Uniti e Russia, Norvegia e Arabia Saudita, Iraq e Iran, e poi gli
affamati consumatori di petrolio come l’insaziabile Cina. Il petrolio costa
perché corre sugli oceani e negli oleodotti stesi nelle giungle e nei deserti,
e perché le sue riserve più accessibili si esauriscono rapidamente ed occorre
estrarlo da giacimenti sempre più lontani e ostili.
Eppure proprio il petrolio è
indispensabile, sotto forma dei suoi derivati, benzina e gasolio, per tenere in
moto i 50 milioni di auto e moto veicoli che affollano strade e città italiane.
Ma il petrolio entra nella nostra vita anche sotto tante altre forme per cui si
può parlare di un “costo in petrolio”, per tutte le merci e i servizi.
Il petrolio entra nella vita di ogni “signor
Rossi” fin da quando si alza la mattina. Si è appena seduto per fare colazione
e anche il latte che sua moglie ha comprato ieri è stato ottenuto da una mucca
che si è nutrita di foraggi e cereali e mangimi che sono stati
"fabbricati" dall'agricoltura usando trattori e concimi e che sono
stati trasportati con navi e camion, e tutto ciò ha richiesto prodotti
petroliferi.
Anche il caffè ha richiesto un poco di
petrolio, quello che è stato necessario per muovere le navi che lo hanno
portato dall'Africa o dal Sud America, e per far funzionare le macchine per la
tostatura. E c’è del petrolio anche "dentro" la giacca e i pantaloni
e le scarpe indossati dal Signor Rossi perché le fibre tessili sintetiche hanno
richiesto petrolio; la coltivazione del cotone e l'allevamento delle pecore e
la tessitura e la fabbricazione delle scarpe, sono stati tutti resi possibili
da energia derivata dal petrolio.
Neanche in ufficio il signor Rossi potrà
liberarsi dalla invisibile schiavitù del petrolio: il suo ufficio è dotato di tutte
le apparecchiature elettroniche che consentono di abbandonare i polverosi
archivi cartacei e di accedere alle informazioni alla velocità della luce. Purtroppo
un vecchio proverbio dice che non si può avere niente gratis: infatti anche le
sue macchine contengono materie plastiche, circuiti elettronici, oro e metalli
rari e sali di litio e grafite che tutti hanno richiesto minerali e processi
che hanno consumato petrolio. Per stare tranquillo il signor Rossi farà bene a
stampare i risultati del suo lavoro su carta, la cui produzione ha richiesto
petrolio quando sono stati segati gli alberi, trasportati poi dai lontani
boschi del Nord fino alle cartiere, e quando la cellulosa è stata trasformata in
carta e poi tagliata in fogli ben squadrati.
Qualche buona notizia: la signora Rossi
dice al marito che la concessionaria ha finalmente avvertito che la nuova
automobile è disponibile; lui non lo sa, ma anche una automobile, come anche
una lavatrice, un frigorifero, un televisore, sono fatti di innumerevoli parti
ciascuna delle quali ha richiesto petrolio, nell'estrazione dei minerali, nella
fusione dei metalli, nella plastica, nelle vernici, eccetera.
Nel 1982 una piccola casa editrice di
Milano pubblicò un libretto (ormai esaurito) dell'inglese Peter Chapman,
intitolato "Il paradiso dell'energia", che parlava del “costo in
petrolio" di ogni oggetto della vita domestica: il pane, i tessuti, i
mobili, gli elettrodomestici: in questo modo, quando il prezzo dell'energia
fosse aumentato, ogni persona avrebbe potuto calcolare di quanto sarebbe
aumentato il prezzo, in euro, di quello che stava per acquistare e avrebbe
potuto regolarsi nel suo comportamento quotidiano, nei suoi consumi. E. nello
stesso tempo, avrebbe potuto pretendere, quando i prezzi del petrolio fossero
diminuiti, come adesso, una adeguata diminuzione del prezzo delle merci che
acquista, soprattutto dei combustibili per autoveicoli il cui prezzo al consumo
invece non segue affatto quello del petrolio.
Infine la conoscenza del “costo
energetico” delle merci dovrebbe aiutarci a ricordare che il petrolio, insieme
al gas naturale e al carbone, è responsabile dell’inquinamento dei mari, del
suolo e soprattutto dell’atmosfera con quelle polveri e idrocarburi e gas che
entrano nei nostri polmoni. Tutti e tre questi combustibili fossili aggiungono,
in Italia, circa 400 milioni di tonnellate all’anno ai circa 30.000 milioni di
tonnellate di “gas serra”, responsabili dei mutamenti climatici, che ogni anno
finiscono nell’atmosfera dell’intero pianeta. Sappiamo quindi chi ringraziare se,
alle prime violente piogge, provocate proprio da tali inquinamenti, tante case
e strade e campi vanno sott’acqua.
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