29/09/2015
SM 3801 -- Un futuro tutto a energia rinnovabile
La Gazzetta del
Mezzzogiorno,
martedì 29 settembre 2015
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
E’
quanto mai difficile sapere che cosa succederà nei prossimi anni, nell’economia,
nell’energia, nell’ambiente, ma qualche ipotesi sui possibili eventi futuri è
pur utile fare. Un esercizio di questo genere è stato pubblicato di recente col
titolo: “Energia rinnovabile al 100 % per tutti”. Le previsioni sono estese al
2050 per una popolazione mondiale di nove miliardi e mezzo di persone, con una
drastica diminuzione dei consumi dei combustibili fossili, responsabili dei
mutamenti climatici, senza energia nucleare, con consumi totali di energia più
o meno uguali a quelli attuali derivati prevalentemente da fonti rinnovabili:
l’energia solare come fonte di calore e di elettricità, l’energia del vento e
quella geotermica come fonti di elettricità, l’energia idroelettrica, la
biomassa come fonte di calore e di prodotti industriali.
Nel
mondo la richiesta di energia è ripartita in parti più o meno uguale fra i
settori dei trasporti, delle città e delle famiglie, e dei vari processi
industriali. I trasporti di persone e merci su strada e ferrovia, in teoria,
potrebbero anche essere alimentati soltanto con l‘elettricità. Cominciano a
fare qualche passo le proposte di autoveicoli elettrici, ma la sostituzione di
oltre un miliardo di automobili e camion a benzina o gasolio con altrettanti
elettrici richiederebbe la soluzione di molti problemi. Attualmente ogni
autoveicolo porta con se, in un serbatoio, una riserva di combustibile che consente
di percorrere centinaia di chilometri. Un autoveicolo elettrico può portare con
se l’elettricità soltanto immagazzinata in batterie di accumulatori; oggi quelle
più progredite, a ioni di litio, assicurano l’autonomia del veicolo soltanto, al
massimo, per poche centinaia di chilometri prima della ricarica con altra
elettricità. La transizione “elettrica” richiederebbe, quindi, una grande quantità
di litio, un elemento relativamente raro in natura, e milioni di stazioni di
“rifornimento” di elettricità.
Alcuni
mezzi di trasporto, quelli aerei e navali, possono muoversi soltanto con carburanti
liquidi e occorrerebbe produrre su larga scala nuovi biocarburanti ottenibili
da sottoprodotti agricoli e forestali.
Le
famiglie e i servizi urbani richiedono energia sia sotto forma di elettricità
sia sotto forma di calore; in via di principio, sarebbe possibile riscaldare
d’inverno, con impianti elettrici, le abitazioni, gli uffici, i negozi, in città
alimentate dall’elettricità prodotta sul posto dal Sole o dal vento o dal
calore geotermico del sottosuolo.
Un
terzo dei consumi mondiali di energia viene richiesto dalle industrie che
fabbricano, con diversissimi cicli produttivi, gli innumerevoli prodotti che
usiamo. L’acciaio, che oggi viene prodotto in ragione di circa un miliardo e
mezzo di tonnellate all’anno, può essere ottenuto con processi elettrici; lo
stesso vale per altri metalli strategici come alluminio e magnesio.
Anche
in una società basata su fonti energetiche rinnovabili sarebbe necessario ricorrere
ancora ad una certa quantità di combustibili fossili come carbone, petrolio o
metano, difficilmente sostituibili con la biomassa. Questo vale per la produzione
di cemento, circa quattro miliardi di tonnellate all’anno, che richiede calore
ad alta temperatura. I grandi prodotti di base dell’industria chimica come l’acido
solforico, l’ammoniaca e i fosfati, essenziali per la produzione di concimi, potrebbero
essere fabbricati con processi elettrici. Più complicato fare a meno di
idrocarburi per l’industria delle sintesi chimiche da cui derivano materie
plastiche, ma anche coloranti, prodotti farmaceutici e molti altri. Se proprio
volessimo correre con la fantasia si potrebbe pensare di ottenere idrocarburi
dalla reazione fra l’idrogeno elettrolitico e l’anidride carbonica, portandola
via dall’atmosfera dove si è accumulata in questi decenni, col che si farebbe anche
diminuire in parte la concentrazione del principale gas responsabile dei
cambiamenti climatici. Con l’energia elettrica rinnovabile sarebbe anche
possibile ottenere nuova acqua dolce per dissalazione di quella marina.
I
lettori avranno notato che non ho parlato di soldi; la ipotizzata transizione alle
fonti rinnovabili offrirebbe elettricità e calore a costi superiori a quelli
attuali, ma stimolerebbe anche nuove attività produttive, creerebbe posti di
lavoro ed eviterebbe i costi che le società umane dovranno pagare se continuano
i peggioramenti del clima. E non ho neanche parlato di come e dove ottenere su
larga scala energia da fonti rinnovabili: se nella società ipotizzata per il 2050
un terzo dell’energia globale fosse ottenuta con pannelli fotovoltaici, questi
dovrebbero estendersi su una superficie tre volte quella dell’Italia. D’altra
parte ci sono in Asia e Africa grandi zone desertiche e non coltivate e abitate
che potrebbero essere coperte di pannelli solari o centrali eoliche.
Addirittura qualcuno ha scritto (110 anni fa !) che, con l’uso del Sole, “i
paesi tropicali avrebbero accesso allo sviluppo e la civiltà ritornerebbe così
nei paesi in cui è nata”.
Questo
sogno potrebbe svanire perché, per sostituire gli attuali combustibili fossili,
inquinanti e a rischio di esaurimento, sarebbe necessario produrre elettricità
in quantità dieci e più volte superiori a quella odierna, che ammonta a circa
20.000 miliardi di chilowattore all’anno, e gli impianti che utilizzano il
Sole, il vento o il moto delle acque potrebbero anch’essi provocare gravi
alterazioni ambientali. Anche se non 100-per-100 rinnovabili, le società future
dovranno comunque fare un ricorso crescente a fonti di energia diverse dalle
attuali, ciò che significa innovazioni, nuove imprese, nuova occupazione e, se
si opererà con saggezza e lungimiranza, alla fine anche un ambiente migliore.
Auguri, Terra.
|