14/07/2015
SM 3704 -- Breve storia dello zolfo -- 2014
Il Blog della
Società Chimica Italiana, 24 ottobre 2014; https://ilblogdellasci.wordpress.com/2014/10/24/storia-moderna-dello-zolfo/
Giorgio Nebbia nebbia@quip.it
Accompagnatemi
un po' indietro nel tempo, all'alba della rivoluzione industriale chimica, alla
fine del Settecento. In quel tempo per lavare i panni e per produrre il vetro
occorreva il carbonato sodico, la "soda", che si poteva ottenere o da
alcuni laghi salati dell'Egitto, o dalle ceneri di alcune piante che crescevano
sulle rive del mare. Si trattava quindi di una materia scomoda e costosa per un
mondo industriale che stava espandendosi rapidamente. Nei primi anni della
rivoluzione francese il medico Nicolas Leblanc (1742-1806) inventò un processo
con il quale si poteva ottenere la soda facendo reagire insieme sale, acido
solforico e carbone. Costruì anche una fabbrica, col finanziamento di Filippo
Egalité (1747-1783), il nobile rivoluzionario a cui la rivoluzione tagliò la
testa, con conseguente fallimento della ditta del povero Leblanc che si
suicidò. Il suo metodo sopravvisse e si diffuse in tutti i paesi industriali
con successo.
Il
processo presentava due difficoltà: richiedeva acido solforico che allora si
produceva dallo zolfo che veniva estratto, nel mondo, soltanto dalle miniere
della Sicilia. I padroni delle miniere, grandi latifondisti privi di mentalità
industriale, si preoccupavano soltanto di ricavare il massimo profitto vendendo
ad alto prezzo lo zolfo che veniva estratto sfruttando in modo disumano il
lavoro, anche dei bambini; lo stesso recupero dello zolfo dal minerale
comportava una perdita di circa la metà dello zolfo, usato come combustibile
per la fusione dello zolfo rimanente. Solo più tardi l’ingegner Gill introdusse
un sistema per recuperare parte del calore di combustione dello zolfo e
aumentare la resa in zolfo vendibile.
Per
sfuggire all’esosità dei produttori siciliani gli industriali inglese
cominciarono ad utilizzare le piriti spagnole come fonte di zolfo, ma restava
il secondo inconveniente: nel processo di fabbricazione della soda, tutto lo
zolfo del costoso acido solforico, prodotto sia dallo zolfo sia dalle piriti,
finiva in un residuo fangoso molto puzzolente di solfuro di calcio che veniva
lasciato in discariche all'aria aperta. I contadini e gli abitanti dei paesi
vicino alle fabbriche cominciarono a lamentarsi e a chiedere delle leggi che
impedissero agli industriali di avvelenare l'aria con l’idrogeno solforato di
queste discariche.
Naturalmente
gli industriali per anni si opposero perché qualsiasi norma avrebbe fatto
aumentare i costi di produzione e diminuire i loro profitti, ma alla fine il
governo inglese emanò una legge contro l’inquinamento, l’Alkali Act. Gli
industriali inglesi, per limitare l'inquinamento dell'aria cercarono di
“riciclare” il rifiuto sgradevole, il solfuro di calcio, per recuperare lo
zolfo che esso conteneva.
La
soluzione fu offerta da due tecnici, Alexander Chance (1844-1917) e Carl Claus,
che misero a punto un processo per trasformare il solfuro di calcio in zolfo,
la stessa materia che veniva importata dalle miniere siciliane; con lo zolfo
era possibile produrre di nuovo quell'acido solforico che occorreva per
produrre la soda e fu questo il primo esempio di guadagni ottenuti inquinando
di meno e riciclando sottoprodotti, secondo il principio che l'ambiente pulito
è anche fonte di profitti.
Nello
stesso tempo diminuì la richiesta di zolfo e i proprietari delle miniere
siciliane dovettero affrontare una dura crisi che fu pagata in gran parte dai
poveri minatori che persero il posto e la cui miseria aumentò ulteriormente in
quegli ultimi anni del dominio borbonico, prima dell'annessione della Sicilia
al regno d'Italia nel 1860. Anche questa parte della storia può insegnare
qualcosa: quando un gruppo di potere economico possiede una materia prima o una
risorsa naturale o una tecnologia in condizioni di monopolio, non si illuda che
questa condizione di privilegio duri a lungo e non ne approfitti, perché i
clienti prima o poi cercano qualche alternativa o perché la materia, prima o
poi, finisce e, dopo un picco, la produzione declina e scompare. E uno. Le
miniere di zolfo siciliano sopravvissero per alcuni anni con protezioni
statali, ma alla fine chiusero.
Intanto,
alla fine dell'Ottocento alcuni scoprirono che nel sottosuolo della Lousiana,
uno degli stati meridionali degli Stati uniti, esistevano grandi giacimenti di
zolfo purissimo che poteva essere portato in superficie con un ingegnoso
processo inventato da un ingegnere americano, Herman Frasch (1851-1914): per
parte del Novecento lo zolfo usato dall'industria chimica è stato ottenuto con
questo processo, negli Stati Uniti, in Polonia e altrove. A poco a poco i giacimenti
si impoverirono e la produzione di zolfo Frasch, dopo aver raggiunto un picco,
è declinato fin quasi a scomparire. E due.
Nella
metà del Novecento altre norme antiinquinamento hanno imposto di eliminare lo
zolfo dai prodotti petroliferi e dal gas naturale. E’ stato allora resuscitato
il processo Claus, prima ricordato, che consente di trasformare l'idrogeno
solforato dei gas naturali "acidi" o i composti solforati dei
prodotti petroliferi in zolfo commerciale di recupero. Lo zolfo di recupero è diventato la principale
materia prima per l'industria chimica, al fianco di quello ancora recuperato
dalla metallurgia dei solfuri. La produzione mondiale annua di zolfo è oggi
intorno a 60 milioni di tonnellate all’anno; l’instancabile Cina nel 2012 ha superato
con 11 milioni di tonnellate all’anno, la produzione di zolfo degli Stati Uniti.
Ma
siccome la tecnica e l'economia hanno strani cicli, adesso di zolfo ce n'è
troppo nel mondo, molto di più di quanto possa essere venduto, e lo zolfo in
eccesso viene a rappresentare un nuovo problema ambientale: come ci se ne può
liberare, dove lo si può nascondere, è possibile utilizzarlo per qualche altra
cosa, oltre alla produzione dell’acido solforico e agli altri usi consolidati ?
E'
ironico che appena un secolo e mezzo fa l'Inghilterra mandasse la flotta
militare al largo di Palermo per costringere i produttori di zolfo siciliani ad
abbassare i prezzi, e adesso non si come dove mettere lo zolfo. Ultima modesta
osservazione: economia, ecologia e tecnologia sono talmente intrecciate e
velocemente mutevoli che il successo economico dipende in gran parte dalla
capacità di prevedere le innovazioni tecnico-scientifiche --- e anche dalla
conoscenza della storia.
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