15/10/2014
SM 3698 -- Spaceship Earth
La Gazzetta del
Mezzogiorno, martedì 14 ottobre 2014
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
E’ passato mezzo secolo da quando l’economista Kenneth
Boulding (1910-1993) ha scritto dei contributi fondamentali destinati a
sollevare una ondata di attenzione per i problemi ambientali. Boulding era nato
in Inghilterra a Liverpool, si era laureato a Oxford nel 1931 e nel 1932 era
poi emigrato negli Stati Uniti dove era stato professore di Economia nelle
Università dello Iowa, del Michigan e infine del Colorado. Boulding fu un apprezzato
economista e anche presidente della Associazione Americana degli Economisti ma
la sua maggiore fama gli venne da alcuni scritti provocatori sui problemi
ambientali che risalgono agli anni sessanta del Novecento, quando cominciava a
circolare l’attenzione per la scarsità delle risorse naturali e per gli effetti
degli inquinamenti.
Bastava il buon senso per osservare, come quasi nessuno
allora faceva, che ogni attività “economica” consiste nel trarre dei beni dalla
natura, nel trasformarli in oggetti, in beni materiali commerciali, e che in
tale operazione si formano scorie e rifiuti che finiscono nell’ambiente
circostante danneggiandone gli abitanti. A differenza di quanto avviene nei
cicli ecologici, in cui (quasi) tutte le scorie sono rimesse in circolazione,
utili per altre forme di vita, nei cicli economici la natura resta impoverita
da quanto gli umani portano via dal terreno, dalle miniere e dai pozzi, e le
scorie si accumulano come crescenti corpi estranei dannosi per l’ambiente. Il
ciclo dei beni “economici” della natura riesce ad andare avanti con continua
espansione perché il pianeta Terra è molto grande.
Ma, avvertì Boulding, fate attenzione e guardate la storia
degli stessi Stati Uniti; i primi pionieri, all’inizio del 1800, sono sbarcati
dall’Europa sulle coste atlantiche avendo davanti terre sterminate, boschi e
pascoli in cui allevare allo stato brado animali che potevano fornire la carne
ad una popolazione crescente e ne avanzava anche per l’esportazione. Il cowboy
è stato ed è il simbolo dell’America; spinge gli animali nei pascoli e poi nei
macelli e i pascoli apparivano senza fine; se i pascoli più vicini si
impoverivano, ci si poteva spingere verso l’Ovest, il Far West, dove acque e
pascoli e boschi permettevano la continuazione di crescenti attività
economiche.
I pionieri americani avevano potuto correre verso l’ovest
uccidendo i nativi, i “pellerossa”, e distruggendo le popolazioni dei bisonti
che vivevano in libertà nei pascoli senza padroni e fornivano il nutrimento dei
nativi. Con l’avvento della “civiltà” le grandi terre libere vennero frazionate
e assegnate a proprietari che potevano sfruttarle a proprio piacimento. A mano
a mano che i terreni e i pascoli diventavano meno fertili per l’eccessivo
sfruttamento, c’era pur sempre un “altro Ovest”, fino a quando i pionieri e i
cowboys si sono trovati davanti alle Montagne Rocciose. Ma anche quelle
potevano essere scavalcate verso le fertili terre della California; impoverite
anche quelle, i cowboys si sarebbero trovati davanti l’oceano in cui non ci
sarebbe stato nessun pascolo di cui appropriarsi e nessun animale da vendere e
macellare.
Boulding scrisse che non sarebbe stato possibile continuare
a vivere sul pianeta Terra secondo l’“economia del cowboy” e che sarebbe stato
necessario organizzare la vita economica riconoscendo che, per quanto grande,
la Terra è uno spazio chiuso, grande ma non infinito, non diversa, fatte le
proporzioni, da una navicella spaziale. Gli astronauti possono contare soltanto
sulle risorse che si trovano dentro la navicella e dentro la stessa navicella,
e in nessun altro posto, possono mettere i loro rifiuti. Anche gli astronauti,
che siamo poi tutti noi, della “navicella spaziale Terra”, Spaceship Earth,
possono trarre tutto quello che gli occorre soltanto dal nostro pianeta e
soltanto li dentro possono mettere i loro rifiuti.
Negli anni sessanta del Novecento il concetto di Spaceship
Earth guadagnò la prima pagine dei settimanali, fu il titolo di libri e
articoli e ispirò la prima Giornata della Terra dell’aprile 1970. L’attenzione
di Boulding per il destino ecologico degli abitanti del nostro pianeta aveva
anche una radice etica: Boulding, Era quacchero, seguace di una “chiesa” basata
sul pacifismo, sul rifiuto delle armi e della guerra, sull’austerità e sulla
nonviolenza, e come tale riconosceva che anche lo sfruttamento dei beni comuni
naturali e gli inquinamenti e gli sprechi sono forme di violenza agli altri
abitanti del pianeta, al “prossimo” e fonti di conflitti.
Personaggio di grande interesse umano, oltre che scientifico,
Boulding è stato instancabile nel “predicare”, direi, la necessità di un
cambiamento nelle regole dell’economia, compatibile con i vincoli ecologici
della Terra, la necessità di porre dei “limiti” allo sfruttamento delle risorse
naturali. Boulding non è più citato neanche nei testi di economia; eppure la
navicella spaziale Terra è sempre quella, con le sue terre e i suoi oceani;
anzi è raddoppiato in mezzo secolo, il numero degli “astronauti”, ormai sette
miliardi, che la occupano, tutti impegnati a portare via alimenti, alberi,
minerali, fonti di energia, e a mettere dovunque i rifiuti dei loro consumi,
tutti sperando che succeda qualcosa che ci consenta di continuare il nostro
comportamento da cowboy. Purtroppo anche nel caso della Terra, nessuno ci può
portare da fuori qualcosa, cibo o acciaio o petrolio, e non possiamo gettare il
nostro pattume negli spazi interplanetari.
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